Nell’albero, nella sua forma cresciuta, l’occhio vede la chioma e il tronco intuendo le radici,
vi è la forma radicata e l’innalzarsi al cielo nella sua fioritura,
fiore / radice,
mediati dal fusto, stelo intermediario, tronco ponte tra gli estremi.
L’albero ha in se le stagioni, la dormienza e il risveglio,
le foglie e i fiori,
… dunque l’albero come forma senziente e vibrazione che ci trasmette, che cos’è realmente?
ed esso è anche dolore?
l’albero è foglia dondolata dal vento? è il ramo che inneggia al cielo? è fiore che esplode da genne nuove foriere di crescite e frutti? è dolore dell’andare contro gravità salendo in cielo, dell’andare scavando nella terra radicandosi, nel germogliare e infine nel donare al terreno le foglie d’autunno e d’inverno.
Dolore invero che non è sofferenza ma dono e vita, un gioco di vestimenti e svestimenti, mettere e togliere il velo, mostrando tutto del suo essere, difeso e inerme, saldo e fragile, potente e tenero.
Una bellezza che nasce dalla conquista e crescita, rompere legami per farsi maestoso e completarsi. Nel tempo, senza bruciare tappe di ogni singolo momento.
(Non corre la natura ne il mondo attorno a noi, siamo noi a correre perdendo la crescita interiore ed esteriore).
O quale meraviglia e prodigio ci indica sempre l’Entità Creatrice manifesta nelle creature.
E l’albero è solo una di molteplici creature.
La bellezza è nello sperare non nel disperare.
Questo ci indica l’albero.
(Se togli speranza, ovvero la linfa di vita, allora non permetti il prodigio della bellezza e la storia ha termine nella morte, e di-sperare con prefisso privativo diventa togliere vita ma se di lo leggi come forma di articolo indicativo, genitivo ovvero di sperare= è dello sperare, non vi è sofferenza che non possa essere foriera di grandi opere di Vita).
Dipende da te il valore che dai ad ogni Essenza esistente.
by tania, X/2017